Santi del 22 Agosto
*Andrea da Fiesole *Bernardo da Offida *Elia Ley Marie De Laroche *Fabriciano e Filiberto *Filippo Benizi *Giacomo Bianconi da Bevagna *Giovanni Kemble *Giovanni Wall *Giulio Melgar Solgado *Guglielmo Lacey e Riccardo Kiraman *Ildebrando di Bagnoregio *Narciso de Estenaga y Echevarria *Simeone Lukac *Sinforiano di Autun *Stefano de Fontsanta *Timoteo da Monticchio *Timoteo di Roma *Tommaso Percy *Altri Santi del giorno *
*Sant'Andrea da Fiesole (Andrea Scoto) - Confessore (22 Agosto)
Vissuto nel IX secolo, nacque probabilmente in Irlanda. Poiché ai pellegrini si dava il nome di "Scotus", da questo deriva la leggenda di un Andrea Scoto.
Questi, fu educato da Donato, maestro di filosofia che seguì in pellegrinaggio verso Roma. Giunti a Fiesole, chiamato da una voce soprannaturale, Donato fu eletto dal popolo vescovo e rimase in carica quarantasette anni.
Andrea fu ordinato diacono e come arcidiacono assistette Donato, acquistando fama e stima per la vita austera e la grande carità. Restaurata la chiesa di San Martino, distrutta dagli Ungari, Andrea costruì vicino ad essa un monastero e vi si ritirò con alcuni compagni.
Sepolto nella chiesa di San Martino a Mensola, nel 1285 fu scoperta la sua tomba, perché con numerose apparizioni egli impedì che vicino a lui fosse seppellita una peccatrice.
Il vescovo Leonardo Bonafede (m. 1545) curò la traslazione delle reliquie di Andrea in un nuovo altare della chiesa di San Martino.
La sua festa è celebrata a Fiesole il 2 agosto e il culto è antichissimo. (Avvenire)
Etimologia: Andrea = virile, gagliardo, dal greco
Nacque nella prima metà del sec. IX, probabilmente in Irlanda: poiché in molti paesi europei a qualsiasi pellegrino si dava il nome di "Scotus", da questo deve essere nata la leggenda di un Andrea Scoto.
Andrea, dunque, fu educato da Donato. Irlandese, maestro di filosofia, e successivamente lo seguì in un pellegrinaggio a Roma.
Giunti a Fiesole, chiamato da una voce soprannaturale, Donato fu eletto dal popolo vescovo e rimase in carica quarantasette anni.
Andrea fu ordinato diacono e come arcidiacono assistette Donato nel suo ministero, acquistandosi grande rinomanza per l'austerità di vita e la carità senza limiti.
Restaurata la chiesa di S. Martino, distrutta dagli Ungari, Andrea costruì vicino ad essa un monastero e vi si ritirò con alcuni compagni. E' molto dubbio se egli abbracciò la regola benedettina: il Mabillon, comunque, lo esclude dal Catalogo dei Santi dell'Ordine.
Pochi anni dopo la morte di Donato (ca. 876) anche Andrea cadde gravemente malato e, prima di morire, fu esaudito nel suo ardente desiderio di vedere la sorella, Santa Brigida junior , che molti anni prima aveva lasciato in Irlanda: Brigida, infatti, fu miracolosamente trasportata al suo capezzale e Andrea, circondato dai suoi confratelli, si spense serenamente alla fine del sec. IX.
Sepolto nella chiesa di S. Martino a Mensola, nel 1285 fu scoperta la sua tomba, perché con numerose apparizioni egli impedì che vicino a lui fosse seppellita una peccatrice.
Il vescovo Leonardo Bonafede (m. 1545) curò la traslazione delle reliquie di Andrea in un nuovo altare della chiesa di San Martino.
La sua festa è celebrata a Fiesole il 2 agosto e il culto è antichissimo: abbiamo notizia, a l'altro, di una confraternita intitolata al suo nome, che fiorì fin dal 1600, la Compagnia del SS. Sacramento sotto il Titolo di S. Andrea di Scozia che esiste tutt'oggi ed è attiva nella Chiesa di S. Martino a Mensola.
Di Andrea esiste una Vita scritta in italiano nel sec. XIV o XVI: infatti, la narrazione è preceduta da una dedica a Leonardo Bonafede e l'autore si dice Filippo Villani.
Se in Leonardo vediamo il vescovo che si occupò della traslazione delle reliquie di Andrea, ne consegue che la Vita fu scritta nel sec. XVI o, al più presto, nel sec. XV; se, invece, identifichiamo Filippo con il figlio di Matteo Villani, l'opera fu stesa nel sec. XIV e Leonardo non è il vescovo di Fiesole.
Il Gougaud, partendo dalla constatazione che il nome di Andrea non figura nella Vita di Donato, dubita fortemente che egli sia irlandese.
(Autore: Sergio Mottironi - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Andrea da Fiesole, pregate per noi.
*Beato Bernardo da Offida (22 Agosto)
Offida, 7 novembre 1604 - Offida, 22 agosto 1694
Al secolo Domenico Peroni, nacque il 7 novembre 1604 a Villa d'Appignano nei dintorni di Offida in provincia di Ascoli Piceno.
Terzo di otto figli, trascorse la sua infanzia in aperta campagna facendo il pastorello e dedicandosi alla cura dei buoi e alla coltivazione dei campi.
La vita austera dei cappuccini fu per lui un forte richiamo e, dopo qualche anno, chiese ai suoi familiari e ai frati di poter entrare nel noviziato.
Non trovò nessun ostacolo e a ventidue anni indossò l'abito Cappuccino. Dopo la professione fu inviato a Fermo dove rimase una ventina di anni e, nel 1650, dopo essere passato per vari conventi, approdò definitivamente a Offida dove rimase per tutta la vita.
La vita di Bernardo fu semplice e nascosta nell'umiltà dei servizi ordinari di un fratello laico cappuccino: fu cuoco, infermiere, questuante, ortolano, portinaio.
Innamorato dell'Eucaristia, aveva un rispetto profondo verso i sacerdoti.
Muore all'età di 90 anni il 22 agosto 1694.
È il più longevo tra i Santi e Beati cappuccini.
Fu beatificato da Papa Pio VI il 25 maggio 1795. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Offida nelle Marche, Beato Bernardo (Domenico) Peroni, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, insigne per semplicità di cuore, innocenza di vita e mirabile carità verso i poveri.
Domenico Peroni nacque a Villa d'Appignano nei dintorni di Offida, terzo di otto figli, trascorre la sua infanzia in aperta campagna facendo il pastorello, all'età di 15 anni si dedica alla cura dei buoi e mette mano all'aratro.
La vita austera dei cappuccini era per lui un forte richiamo e dopo qualche anno chiese ai suoi familiari e ai frati di poter entrare nel noviziato.
Non trovò nessun ostacolo e all'età di 22 anni indossava l'abito Cappuccino, dopo la professione fu inviato a Fermo dove rimase una ventina di anni, nel 1650 dopo essere passato per vari conventi approdò definitivamente a Offida dove rimase per tutta la vita.
Una vita semplice, nascosta nell'umiltà dei servizi ordinari di un fratello laico cappuccino: cuoco, infermiere, questuante, ortolano, portinaio.
Innamorato dell'Eucaristia, aveva un rispetto profondo verso i sacerdoti.
Muore all'età di 90 anni il 22 agosto 1694.
É il più longevo tra i Santi e Beati cappuccini.
Fu beatificato da Papa Pio VI il 25 maggio 1795.
La data di culto per la Chiesa universale è il 22 agosto, mentre viene ricordato il 23 agosto dai Frati Minori Cappuccini e ad Offida.
(Autore: Carmelo Randello – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Bernardo da Offida, pregate per noi.
*Beato Elia Leymarie de Laroche - Martire (22 Agosto)
Martirologio Romano: Nel mare antistante Rochefort in Francia, Beato Elia Leymarie de Laroche, sacerdote e martire, che, gettato durante la rivoluzione francese in una sordida galera ancorata in mare e crudelmente malmenato, morì colpito da malattia.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Elia Leymarie de Laroche, pregate per noi.
*Santi Fabriciano (Fabrizio) e Filiberto - Martiri (22 Agosto)
Emblema: Palma
Sono venerati nella diocesi di Toledo (Spagna), seguendo la tradizione accolta nel Messale mozarabico e nell'appendice al Breviario dello stesso rito, fatti stampare dal card. Francesco Jiménez di Cisneros negli anni 1500 e 1506.
La loro festa si celebra nell'ottava dell'Ascensione; i loro nomi non figurano tra quelli raccolti da Usuardo nel1'858 durante il suo viaggio in Spagna.
Dal Martirologio Romano, nell'editio princeps, sono registrati come martiri, senza altre indicazioni, al 22 agosto.
Il Baronio afferma che nella Chiesa di Toledo esistevano manoscritti antichi e documenti che li riguardavano, ma oggi, all'infuori della semplice notizia del loro culto pubblico, non sappiamo niente su questi martiri.
Il San Filiberto, primo abate di Jumièges, è forse lo stesso personaggio venerato a Toledo.
(Autore: Ramòn Robres – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Fabriciano e Filiberto, pregate per noi.
*San Filippo Benizi - Sacerdote (22 Agosto)
Firenze, 1233 - Todi, 22 agosto 1285
Nasce a Firenze nel 1233. Dopo aver studiato medicina e filosofia, nel 1254 si sente ispirato ad entrare nel piccolo ordine dei servi di santa Maria, allora nato da una decina d'anni. Diventa sacerdote e poi priore generale.
Attirato dalla vita umile ed evangelica, nel servizio alla Madre di Dio, dei frati del Monte Senario, entra nel loro monastero.
Prima di diventare Superiore generale si interessa di serbare memoria degli inizi dell'Istituto e dei suoi fondatori, per tramandarla ai posteri.
Da priore generale la sua attività risulta notevolmente intensa, tanto in Italia come all'estero. Si impegna a difendere l'Ordine in momenti burrascosi, fino a ottenerne, nel 1287, una lettera di protezione apostolica da parte del papa Onorio IV.
Quindi si ritira presso il convento di San Marco di Todi, senza avere la fortuna di vedere i favorevoli sviluppi del suo Istituto. Benizi muore a Todi, in uno dei conventi più poveri dell'Ordine, il 22 agosto 1285. Sarà canonizzato da Papa Clemente X nel 1671. (Avvenire)
Etimologia: Filippo = che ama i cavalli, dal greco
Martirologio Romano: A Todi in Umbria, San Filippo Benizi, sacerdote fiorentino, che, uomo di insigne umiltà e propagatore dell’Ordine dei Servi di Maria, considerava Cristo crocifisso l’unico suo libro.
San Filippo Benizi, che la Chiesa festeggia il 22 agosto, fu un grande propagatore dell’ordine dei Serviti. Nacque a Firenze il 15 agosto 1233 da genitori che da tanto tempo aspettavano il dono di un figlio. I suoi genitori appartenevano a due famiglie nobili della città: I Benizi ed i Frescobaldi. Filippo nacque quindi proprio il giorno della festa della Madonna: il 15 agosto.
Lo stesso giorno, poco lontano, i Sette Santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, ebbero tutti nello stesso momento, la visione mariana che avrebbe dato origine alla fondazione di un nuovo ordine religioso.
All’età di tredici anni venne mandato a Parigi per studiare medicina e, a soli 19 anni, ottenne il dottorato in medicina e filosofia all’università di Padova. Lavorò come medico a Firenze per un anno, studiando la bibbia e i Padri della Chiesa nel tempo libero.
Il giovedì santo del 1254 Filippo stava pregando a Fiesole quando gli parve che la statua del crocifisso gli dicesse di salire sulla collina per conoscere i servi di sua madre.
Filippo prese parte alla celebrazione eucaristica nella cappella di Carfaggio e rimase colpito assai dalla lettura della messa di quel giorno, presa dagli Atti degli apostoli, nella quale lo Spirito Santo aveva ordinato al diacono Filippo: “Filippo avvicinati e monta sul carro”.
Filippo capì allora che la Madonna lo chiamava al sicuro su un carro in un mondo pieno di insidie per la salvezza dell’anima.
Andò a Monte Senario ed il Priore generale San Buonfiglio Monadi, probabilmente temendo per lui una certa superbia, lo ammise nell’ordine dei Servi di Maria come semplice fratello laico.
Fra Filippo doveva occuparsi del giardino, chiedere la questua e compiere in convento i lavori più umili e faticosi e fu alloggiato in una piccola grotta dietro la chiesa.
Il superiore dell’ordine scelse per Filippo un percorso che nascondeva al mondo le sue enormi doti, per temprarlo nell’umiltà e nella preghiera.
Furono cinque anni di ottima preparazione al futuro radioso che lo aspettava, durante i quali si occupò delle mansioni più mortificanti.
Nel 1258 fu mandato nella casa di Siena e sulla strada incontrò due frati domenicani, che iniziarono a discorrere con lui. I due frati dell’ordine dei Predicatori rimasero talmente folgorati dalle sua cultura e dalla vivacità della sua intelligenza, che andarono a parlare con il superiore dell’ordine, pregandolo di valorizzare meglio una personalità così spiccata. Allora San Bonfiglio lo promosse agli ordini sacri. Nel 1262 venne nominato maestro dei novizi e fu uno dei quattro vicari che assistevano il priore generale. Nel 1267 fu eletto all’unanimità superiore generale dell’ordine e si occupò della redazione delle regole e della costituzione dei Servi di Maria. Quando papa Clemente IV morì, pare che il cardinale Ottobuoni avesse proposto fra Filippo come papa.
Filippo allora per tre mesi si nascose vicino a Radicofani e passato il pericolo di essere eletto Papa partì per una visita ai conventi francesi e tedeschi.
Nel 1274 partecipò al secondo concilio di Lione. Nel 1279 Papa Nicola III chiese a Filippo di mettere pace tra i Guelfi e i Ghibellini, compito che egli portò a termine positivamente. Fra Filippo fondò pure il ramo femminile dei Serviti ed inviò i primi missionari dell’ordine in oriente. Nel 1285 Filippo sentendosi ormai prossimo alla morte si ritirò nel convento di Todi. Appena arrivato tutta la città lo accolse con gioia: Filippo immediatamente si recò all’altare della Madonna e prostratosi a terra esclamò: “Questo è il mio riposo per l’eternità”. Alle 3 del pomeriggio fece chiamare la comunità e raccomandò loro. “ Amatevi a vicenda, rispettatevi a vicenda, sopportatevi a vicenda”. Poi chiese che gli fosse portato il libro da cui aveva imparato di più. Allora i frati gli portarono, uno dopo l’altro, tutti i libri sacri, ma egli li rifiutava.
Infine, indicando il Crocifisso, che poi sarà il suo simbolo nella sua iconografia, disse: “quello è il mio libro”. Proprio lui, che per tutta la vita aveva fatto dello studio e dello sviluppo della mente i suoi punti forti, si era reso conto, prima di morire, che l’esperienza della croce ci dà l’insegnamento più prezioso che tutti i libri messi insieme. Filippo morì contemplando il crocifisso il 22 agosto 1285 a Todi e venne canonizzato nel 1671.
Riguardo agli interventi angelici nella sua vita accadde che in un suo viaggio, essendo con quattro compagni del suo ordine nelle aspre montagne delle Alpi, egli perde la strada, erra per tre giorni e, alla fine, soccombe di sfinimento e di fatica.
Egli si pone in preghiera; subito delle voci umane si fanno sentire. Due uomini si presentano, vestiti da pastori, ma facendo apparire sul loro volto e nelle loro parole una amenità che contrasta con la rudezza di un pastore della montagna. Essi fanno entrare San Filippo ed i suoi compagni sotto un tetto rurale e servono loro piatti semplici ma ben preparati, pani scoppianti di biancore e d’un gusto squisito ed una bevanda rinfrescante.
I religiosi si ristorano rendendo grazie a Dio. i due pastori li rimettono poi sul loro cammino. Quando il santo vuole ringraziarli, egli trova che sono improvvisamente scomparsi. Egli rimarrà persuaso che aveva avuto a che fare con degli angeli del Signore.
(Autore: Don Marcello Stanzione - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Padre Vittorio dei Servi di Maria o Serviti, in un giorno del 1254 va da Firenze a Siena. Lo accompagna un taciturno fratello laico, che però interviene con eloquenza sorprendente in una conversazione dottrinale con due domenicani, incontrati per via. Saputa poi la cosa, i Serviti decidono di avviare al sacerdozio questo giovane, che si chiama Filippo Benizi, nato nel sestiere fiorentino d’Oltrarno. I primi testi trecenteschi che parlano di lui sono la Legenda originis ordinis e la Legenda beati Philippi.
In questo caso, legenda non ha ancora il significato che acquisterà più tardi: vuol dire soltanto “cose da leggere”.
Ma i due testi, avendo principalmente uno scopo di edificazione, contengono abbondanti narrazioni di fatti prodigiosi e scarse precisazioni storiche.
Sembra che Filippo abbia studiato medicina e filosofia, ma non si sa con certezza dove. E’ certo invece che entra fra i Serviti nel 1254 e che viene ordinato sacerdote nel 1258-59, assumendo presto incarichi di responsabilità nel sostegno ai vari conventi, tutti con una storia ancora breve e operanti in situazioni difficilissime. E’ una continua lotta fra città e città.
Molte di esse, poi, e Firenze in particolare, sono come sdoppiate: ai cittadini “di dentro”, cioè a quelli che hanno vinto e comandano, si contrappongono gli “usciti”, quelli che hanno perso e sono stati buttati fuori (è del 1260 la sanguinosa battaglia di Montaperti, toscani contro toscani, con strage di fiorentini).
Filippo Benizi lavora allo sviluppo dell’Ordine e nel 1267 ne viene nominato generale: la massima responsabilità. Il suo è il governo dell’espansione, con fondazione di nuovi conventi, viaggi in Italia e in Germania, creazione di sodalizi laicali accanto all’Ordine, che imprime il suo segno nella spiritualità del tempo. Nel 1268, morto Papa Clemente IV, ci sono i famosi tre anni di discussioni fra i cardinali a Viterbo prima di eleggere Gregorio X (Teobaldo Visconti): secondo una Legenda, a un certo punto si è pensato di far Papa proprio Filippo Benizi, che è corso subito a nascondersi.
Di questo non c’è prova: ma che la voce sia corsa è un segno certo del suo prestigio ormai universale nella Chiesa.
Frate Filippo partecipa nel 1274 al Concilio di Lione, e poi difende vigorosamente l’esistenza stessa del suo Ordine, in rischio di soppressione per un deliberato appunto di quel Concilio.
Altri miracoli gli vengono attribuiti in vita, ma il miracolo vero e continuato sono i numerosi santi e beati che si sono formati alla sua scuola e sul suo esempio, giorno per giorno.
Filippo Benizi muore a Todi, in uno dei conventi più poveri dell’Ordine, il 22 agosto 1285, di ritorno da Roma. Nell’Ordine si comincia subito a chiamarlo santo, ma a canonizzarlo solennemente sarà papa Clemente X nel 1671. Il corpo è custodito a Todi nel santuario a lui dedicato. I Servi di Maria lo ricordano il 23 agosto.
(Autore: Domenico Agasso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Filippo Benizi, pregate per noi.
*Beato Giacomo Bianconi da Bevagna - Domenicano (22 Agosto)
Bevagna, 1220 - 1301
Entrò a 16 anni nell'Ordine a Spoleto. La solida formazione teologica ne fece un genuino "campione della fede" e gli consentì di sradicare dall'Umbria la risorta eresia nicolaitica.
Particolarmente ansioso della salvezza eterna, meritò di essere rassicurato dal Crocifisso che bagnandolo miracolosamente con il sangue gli disse: "Questo sangue sia per te segno di salvezza".
A Bevagna sempre in Umbria, beato Giacomo Bianconi, sacerdote dell’ Ordine dei Predicatori, che fondò in questo luogo un convento e confutò gli errori del nicolaismo.
Discepolo di Alberto Magno a Colonia, si trovò a Bevagna subito dopo il sacco, che ne aveva fatto il conte D'Aquino, per ordine di Federico Il, nel 1249.
Con opera illuminata e saggia, egli convinse i conterranei a far risorgere la patria. Nacquero così una serie di edifici pubblici e privati, tra cui il palazzo dei consoli, per opera del maestro Prode, che, nel 1270, eresse pure quello di Spello.
Il palazzo è tuttora sulla piazza di Bevagna, con la sua mole massiccia, ingentilita da bifore. Nel 1291 il Beato si fece assegnare dal comune la chiesa di San Giorgio, presso il palazzo stesso e vi fondò un convento di domenicani, rifacendo la chiesa, che poi prese il nome dei SS. Domenico e Giacomo.
La nascita di Giacomo Bianconi fu preceduta e accompagnata da segni miracolosi. Il più insolito fu l’ apparire di tre fulgidi astri nel cielo, ognuno dei quali portava la figura di un Domenicano, i quali brillarono non solo tutta la notte, ma anche la mattina seguente, giorno della sua nascita.
Al loro apparire alcuni fanciulli cominciarono a gridare: “A scuola, a scuola, perché già sono nati i maestri!”.
Ed infatti, in quel tempo, nacquero tre santi e dotti Domenicani: Giacomo da Bevagna, Ambrogio Sansedoni e Tommaso d’Aquino. Giacomo, ancora giovanetto, a sedici anni, vestì l’ Abito Domenicano nel convento di Spoleto.
I suoi passi nella santità e nella dottrina furono da gigante. La penitenza e l’adorazione furono le fonti genuine a cui attinse quel fuoco di carità che fece di lui uno dei più grandi apostoli e predicatori del suo tempo. Fondò il Convento di Bevagna, che governò più con gli esempi che con l’autorità.
Estinse nell’Umbria la setta dei Nicolaiti, che spargeva innominabili errori e ottenne con la sua santa parola l’abiura del suo capo. Ha scritto due opere: “Specchio dell’umanità di Gesù” e “Specchio dei peccatori o ultimo giudizio universale”.
Vicino a morire, si fece portare dell’acqua fresca per rallegrare con un ultimo miracolo i suoi confratelli. A una sua benedizione quell’acqua si cambiò in vino generoso e, quando tutti ebbero bevuto, dolcemente spirò.
Era il 15 agosto 1301. Il suo corpo riposa nella chiesa cittadina di San Giorgio.
In questa stessa chiesa egli fu sepolto nel 1302, in un'arca ornata con al centro lo stemma dei Bianconi, come ancora oggi si vede.
Nel 1629 - 30, fu beatificato da Urbano VIII; fu rifatto il chiostro del convento dei domenicani, che, più tardi (1640 - 41), fu decorato dallo Sguarzino con episodi della vita del Beato.
Naturalmente l'opera del Bianconi mirò prima di tutto a restaurare i costumi e la morale della sua gente, con azione pacificatrice tra guelfi e ghibellini (1256), creando altri istituti di carattere religiososociale.
Estirpò l'eresia dei Nicolaiti e ridusse al pentimento l'eretico Ottinello.
Fu priore del suo convento e di altri, tra cui Spoleto e Orvieto, dove ebbe per confratello S. Tommaso d'Aquino.
Gesù lo aveva rassicurato della sua eterna salute con una miracolosa aspersione del suo preziosissimo sangue. Papa Clemente X il 18 maggio 1672 ha confermato il culto.
Curiosità sullo “Scriptorium” … e
Nel Convento Domenicano fondato dal Beato Giacomo Bianconi, ricostruito sulla base delle indicazioni fornite dalla leggenda scritta da Magister Ventura da Bevagna, è in funzione un attrezzato Scriptorium, certamente una delle espressioni più qualificate della manifestazione.
Infatti, le pelli di agnello o di capra, una volta essiccate, vengono lavate e rammorbidite, per essere successivamente immerse in una poltiglia di acqua e calce.
Distese sullo "zampetto" vengono prima lavate della lana, poi di tutto il "carniccio"; dopodichè sono messe in tensione su appositi telai, ai quali sono fissate attraversi il procedimento dell' "imbrecciatura", un sistema che tutela la pelle dall'elevato rischio di rompersi.
Dopo essere state essiccate, le pelli - ormai pergamene - sono soggette alle operazioni di pomiciatura, piegatura, foratura e rigatura pronte per diventare fascicoli bianchi di libri, che gli scriptores della gaita utilizzano, confrontandosi con diverse tipologie grafiche.
Dopo essere stati scritti, i fascicoli passano sul tavolo del decoratore, che li completa con semplici lettere inizialidi diverso colore oppure con vere e proprie Historie miniate, o infine con ornamentazioni a motivi antropomorfi, zoomorfi, floreali e geometrici.
I vari fascicoli sono poi cuciti e protetti da apposite coperte, che ne garantiscono una lunga conservazione.
I frati domenicani della Gaita S. Pietro provvedono, inoltre, a preparare, sulla base di antiche ricette, inchiostri e colori ed utilizzano, come strumenti di lavoro, penne d'oca appositamente appuntite e "stil di piombo", corna di bue come calamai, pennelli di pelo di scoiattolo, mollica di pane, pietra pomice e zampetti di coniglio.
Tra i codici già realizzati si possono ammirare un esemplare della Leggenda del Beato Giacomo Bianconi, un volgarizzamento di Fabulae di Esopo e un Ordo Missae.
… e sull’ “Ars Spetiarioum”
La spezieria, oltre che dalla bottega, vale a dire dal locale adibito alla vendita di prodotti di uso quotidiano, ma anche di quelli di più occasionale impiego, è costituita da diversi laboratori nei quali vengono prodotti elisir, spezie, sostanze medicamentose, inchiostri e candele di cera.
La gamma dei prodotti in vendita presso lo Speziale di Bevagna e di alcune delle sue attrezzature è stata desunta da un inedito documento trecentesco di uno speziale Orvietano, che è conservato nel fondo notarile della sezione di Archivio di Stato di Orvieto, mentre le tecniche di distillazzione e di preparazione delle sostanze, nonchè i necessari contenitori sono stati ricostruiti sulla base dei trattati bassomedievali di alchimia (ad esempio il De Secretis Naturae di Raimondo Lullo), dei ritrovamenti archeologici e delle fonti iconografiche.
Ogni albarello contiene spezie, polveri, infusi, oli ed altre sostanze, la maggior parte delle quali viene prodotta nei due laboratori alla cui organizzazione sovraintende lo stesso speziale: nel primo un piccolo ambiente che si apre sulla destra della bottega, sono stati ricostruiti tre alambicchi, uno di vetro e due di rame, destinati alla produzione di acqua di miele, acqua di rose e di rosmarino, sostanze di base per la preparazione di diversi composti; nel retrobottega c'è il laboratorio più grande ove funzionano distillatori in coccio per l'estrazione di essenze di fiori, semi, erbe e spezie varie e distillatori in rame con raffreddamento ad acqua destinati alla preparazione delle sostanze alcoliche.
Collegata a questi ambienti è la Cereria ove si producono candele di pura cera d'api, che viene colata sugli stoppini di canapa pendenti da una ruota girevole fino a quando la candela non ha raggiunto le dimensioni desiderate.
*San Giovanni Kemble - Sacerdote e Martire (22 Agosto)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
“Santi Quaranta Martiri di Inghilterra e Galles”
Rhydicar Farm, Inghilterra, 1599 - Hereford, Inghilterra, 22 agosto 1679
Martirologio Romano: A Hereford sempre in Inghilterra, nello stesso giorno e anno, San Giovanni Kemble, sacerdote e martire, che esercitò per oltre cinquant’anni in tempo di persecuzione il ministero pastorale, finché, ormai ottuagenario, coronò il proprio martirio impiccato perché sacerdote.
Figlio di Giorgio e di Anna Morgan, Giovanninacque a Rhydicar Farm (alcuni dicono invece a Pembridge Castle) nell'Herefordshire intorno al 1599.
Entrato nel Collegio inglese di Douai in data ignota, vi ricevette l'ordinazione sacerdotale il 23 febbraio 1625 e il 2 marzo poté celebrare la sua prima Messa, rientrando quindi in Inghilterra il successivo 4 giugno, destinato alla missione nella sua natia contea di Hereford.
Non si sa nulla della sua attività missionaria, se non che essa abbracciò un lungo periodo di oltre mezzo secolo, durante il quale dovette svolgere un ben fecondo apostolato, considerando la grande stima di pio e zelante pastore di anime in cui fu sempre tenuto.
Era ormai ottuagenario quando la persecuzione anticattolica riesplose in forma spietata per opera del conte di Shaftesbury in seguito alla presunta congiura papista (Popisb Plot), inscenata dal famigerato avventuriero Titus Oates.
La persecuzione era diretta specialmente contro sacerdoti e religiosi, per cui anche Kemble vi fu coinvolto, nonostante la sua tarda età.
Il vecchio sacerdote, che risiedeva allora a Pembridge Castle presso la famiglia cattolica Scudamore, fu avvertito in tempo di essere ricercato ed esortato a cercare scampo nella fuga, ma egli rispose che ormai non aveva più molto da vivere e che per lui sarebbe stato assai più vantaggioso soffrire per la sua fede.
Arrestato nel novembre del 1678 da John Scudamore, un membro del ramo protestante della famiglia, residente a Kentchurch Court nella stessa contea, venne rinchiuso nelle prigioni di Hereford, dove rimase sino alla fine di aprile del 1679, allorché fu inviato a Londra per essere interrogato dal consiglio privato, che non riuscì tuttavia a trovare alcun elemento di accusa contro di lui, e lo rispedì a Hereford per il processo.
Condannato a morte, fu condotto a Widemarsh Common, nelle immediate vicinanze della città, per l'esecuzione; prima di porgere il collo al capestro, rivolse alcune parole alla folla proclamando la sua innocenza e confessando apertamente la sua fede, quindi, recitate in ginocchio le sue ultime preghiere, invitò il boiaa compiere il suo dovere.
Sugellata dal martirio, si concludeva così, il 22 agosto 1679, la lunga esistenza del Kemble.
A cura del nipote, capitano Richard Kemble, il corpo del martire venne sepolto a Welsh Nrwton nel cimitero annesso alla chiesa di S. Maria, dove la sua tomba, contraddistinta ancora da una grossa pietra recante il suo nome e la data della morte, divenne subito meta di annuali pellegrinaggi da parte dei cattolici delle vicinanze.
In una lettera a R. Challoner il vescovo Matthew Pritchard riferisce circa due miracolose guarigioni operate dal martire in favore di una figlia e della moglie del suo denunciatore, capitano J. Scudamore.
Innalzato all'onore degli altari da Pio XI il 15 dicembre 1929 (cf. AAS, XII [ 1930 ], p. 18, n. CXXXIII), il Beato viene festeggiato il 22 agosto Le sue reliquie si venerano a Downside e nella chiesa di S. Francesco Saverio a Hereford.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giovanni Kemble, pregate per noi.
*San Giovanni Wall - Sacerdote e Martire (22 Agosto)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
“Santi Quaranta Martiri di Inghilterra e Galles”
+ Worcester, Inghilterra, 22 agosto 1679
Nato in Inghilterra fu ordinato sacerdote a Douai in Francia e professò la Regola dei Frati Minori.
Esercitò il ministero sacerdotale per 22 anni in Inghilterra, finché fu catturato e condannato a morte. Salì il patibolo a Worcester il 22 agosto 1679.
Martirologio Romano: A Worcester sempre in Inghilterra, San Giovanni Wall, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori e martire, che, dopo avere esercitato di nascosto per più di vent’anni il suo ministero di pastore, per il suo sacerdozio morì impiccato al laccio e sventrato con la spada durante il regno di Carlo II.
Nato da buona e facoltosa famiglia nel 1620 forse a Chinale Hall, vicino Prestnn, nel Lancashire, Giovanni Wall entrò nel 1641 nel Collegio inglese di Douai, dove ricevette l'ordinazione sacra nel 1645.
Dopo un breve periodo di missione in Inghilterra, tornò a Douai per vestire il saio francescano nel convento di S. Bonaventura (1651), assumendo il nome religioso di fra Gioacchino di S. Anna; molto apprezzato per le sue ottime qualità, rivesti le funzioni di vicario del convento e di maestro dei novizi, quindi nel 1656 partì nuovamente per la missione inglese, andandosi a stabilire, sorto il nome fittizio di Francis Webb, ad Harvingion Hall nella fonica di Worcester; qui poté esercitare indisturbato per oltre ventidue anni il ministero pastorale con grande gioia dei cattolici locali.
Catturerò inopinatamente nel dicembre 1678, a Rushock Court nei pressi di Bromsgravc, all'epoca della presuma congiura papista montata dal famigerato Tiius Oatcs, Wall si rifiutò decisamente di prestare il giuramento di supremazia, per cui venne rinchiuso nelle prigioni di Worcester, dove rimase per cinque mesi tra acerbe sofferenze, sopportate con grande forza d'animo.
Il 25 aprile 1679 veniva processato dal giudice Atkins e condannato a morte sotto l'accusa di alto tradimento, in quanto prete ordinalo all'estero e rientrato nel regno per esplicarvi attività sacerdotale.
Ciò nonostante venne inviato a Londra per esservi esaminato da Oatcs, Bcdloe, Dugdale e Prance, dai quali fu tuttavia scagionato da qualsiasi partecipazione al complotto papista, pur venendo nuovamente condannato alla pena capitale per la sua qualità di sacerdote, per cui venne rispedito a Worcester per l'esecuzione, che ebbe luogo qualche tempo più lardi, ovvero il 22 agosto 1679.
Poco prima di salire il patibolo VP. scrisse un lungo discorso, in cui trattò del suo processo e della sua condanna e che consegnò ad un amico perché lo facesse stampare, come infatti fu (Londia 1679).
Unica vittima che subisse il martirio a Worcester a causa della fede, Wall fu assistito negli ultimi giorni della sua esistenza dal confratello Guglielmo Leveson (fratello del martire pure francescano vcn. Francesco Lcvcsoi), morto in prigione in quella stessa città a trentaquattro anni l'11 febbraio 1680).
I resti mortali dell'eroico confessore della fede furono sepolti nel cimitero annesso alla chiesa di S. Osvaldo di Worcester, mentre il capo fu portato al monastero dei Francescani di Douaì, a cui il martire apparteneva, dove è tuttora conservato e venerato.
Innalzato all'onore degli altari da Pio XI il 15 dicembre 1929 (ci. AAS, XXII [19301, p. 18, n. CXXX1I), il Beato Wall viene commemorato il 22 agosto.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giovanni Wall, pregate per noi.
*Beato Giulio Melgar Salgado - Sacerdote e Martire (22 Agosto)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
“Beati Martiri Spagnoli della Diocesi di Ciudad Real” - Senza Data (Celebrazioni singole)
“Beati 498 Martiri Spagnoli” - Beatificati nel 2007 (6 novembre)
“Martiri della Guerra di Spagna” - Senza Data (Celebrazioni singole)
Bercero, Spagna, 16 aprile 1900 - Ciudad Real, Spagna, 22 agosto 1936
Julio Melgar Salgado, sacerdote diocesano di Ciudad Real, è stato beatificato il 28 ottobre 2007.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Giulio Melgar Salgado, pregate per noi.
*Beati Guglielmo Lacey e Riccardo Kirkman - Sacerdoti e Martiri (22 Agosto)
Scheda del gruppo a cui appartengono:
“Beati Martiri di Inghilterra, Galles e Scozia” - Beatificati nel 1886-1895-1929-1987
+ York, Inghilterra, 22 agosto 1582
Martirologio Romano: Nello stesso luogo, sotto la medesima regina, Beati Guglielmo Lacey e Riccardo Kirkman, sacerdoti e martiri, che, condannati a morte per essere entrati da sacerdoti in Inghilterra, furono condotti al patibolo.
Beato Riccardo Kirkman
Appartenente ad un'ottima famiglia dello Yorkshire, il K. nacque ad Addingham, nel West Riding, a pochi chilometri da Skipton.
Terminati gli studi, decise di dedicarsi all'assistenza spirituale dei suoi perseguitati correligionari, per cui si recò nel 1577 in Francia allo scopo di prepararsi al sacerdozio nel Collegio inglese di Douai.
A Reims, dove il seminario si era dovuto trasferire poco dopo, il K. ricevette la sacra ordinazione nella primavera del 1579, e da lì parti, il 3 agosto successivo, per la missione inglese, insieme con alcuni altri sacerdoti (cf. The first and second diaries of the English College, Douay, ed. Th. F. Knox, Londra 1878, p. 154).
Appena rientrato in patria, fondò, unitamente a Roberto Dymoke, un ritiro a Scrivelsby Hall nella contea di Lincoln, che dovette però ben presto lasciare per andarsi a rifugiare nel Northumberland, in seguito all'arresto del Dymoke (m. 1580).
Non molto tempo tuttavia durò l'attività missionaria del K., perché l'8 agosto 1582, mentre viaggiava per lo Yorkshire, venne arrestato nelle vicinanze di Wakefield e condotto subito davanti al giudice Francis Wortley, uno dei più spietati persecutori dei ricusanti.
Denunziata la sua qualità di sacerdote cattolico, fu rinchiuso nel castello di York, venendo quindi processato dopo qualche giorno sotto l'accusa di alto tradimento, in quanto era prete di Douai e svolgeva attività missionaria.
Quando udì la sua condanna a morte, si dichiarò indegno dell'onore del martirio, che subì nondimeno il 22 agosto 1582, venendo impiccato in località Knavesmire, poco fuori la città di York, senza che gli fosse permesso di parlare alla folla, come vivamente desiderava.
Innalzato da Leone XIII all'onore degli altari, il 29 dicembre 1886, il Beato viene commemorato il 22 agosto.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Guglielmo Lacey e Riccardo Kirkman, pregate per noi.
*Sant'Ildebrando di Bagnoregio - Vescovo (22 Agosto)
† 22 agosto 873
Ildebrando (detto anche Aldualdo, Ildibrando, Aldovrando o Ildribando, nomi d’origine longobarda) governò la chiesa di Bagnoregio dal 856 circa al 873, subentrando ad un episcopato turbolento. Verso la fine di settembre 855, rimosso l’indegno predecessore, egli fu infatti chiamato a portare serenità nella piccola diocesi laziale. È da ritenere che appartenesse al clero locale, poiché era costume la scelta del vescovo in loco. Il suo zelo religioso e l’attaccamento alla Sede Apostolica si manifestarono in più occasioni.
Ad esempio nella triste vicenda dell’arcivescovo di Ravenna Giovanni che, sfidando le disposizioni papali, commetteva abusi, arrogandosi persino autorità sui vescovi dell’Emilia.
A reprimere tale situazione, Nicolò I il 18 novembre 861 convocò nella basilica Lateranense un sinodo di settanta vescovi, tra i quali era Ildebrando che si firmò «Aldualdus Balneoregensis».
Ildebrando fu partecipe anche di altre vicende complesse, quando Fozio a Costantinopoli riuscì ad occupare la sede patriarcale, facendo deporre Ignazio, contro la volontà del Papa. L’imperatore Basilio mandò gli atti ad Adriano II nuovo pontefice dal 14 dicembre 867 perché fossero condannati.
Papa Adriano convocò in Roma in San Pietro nell’868 un concilio, cui intervennero i legati dell’imperatore e, tra gli altri vescovi, fu presente Ildebrando. Fozio venne condannato e gli atti furono bruciati. Il nostro santo si sottoscrisse « Adoaldus episcopus sanctae Ecclesiae Balneoregensis ».
Ildebrando vegliò costantemente affinché regnasse la concordia fra i suoi fedeli e se in qualche casa vi erano litigi, non tardava ad adoperarsi per ristabilire la pace. Sia in vita che dopo la morte ebbe il dono dei miracoli di cui rimase chiara memoria nei fedeli. Morì il 22 agosto 873. Nella “Legenda” di Ildebrando si tramanda che una donna, travagliata da dolori di parto, si rivolgesse al santo appena defunto che giaceva ancora esposto in chiesa.
Nacque morto il bambino e poco dopo morì anche la madre. Si ricorse a Ildebrando portando in chiesa il cadavere del bambino che gli fu accostato.
Il morticino rivisse e ricondotto in casa resuscitò anche la madre. Tra la commozione e l’esultanza di tutti Ildebrando fu proclamato compatrono della città.
Bagnoregio possiede l’intero suo corpo rivestito di paramenti, deposto nel 1863 in una ricca urna che si venera nell’antica chiesa cattedrale, mentre il capo si conserva nel nuovo duomo di Rota.
Preghiera
O Dio, che hai costituito Sant’Ildebrando vescovo e ministro di salvezza per il tuo popolo e gli hai datolo spirito di Cristo, buon Pastore, nell’annunciare e celebrare i divini ministeri, concedi a noi, sul suo esempio, di ascoltare sempre la sua voce e di rimanere a te fedeli. Per il Nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutto i secoli dei secoli. Amen.
(Autore: Daniele Bolognini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Ildebrando di Bagnoregio, pregate per noi.
*Beato Narciso de Estenaga y Echevarria - Vescovo e Martire (22 Agosto)
“Beati Martiri Spagnoli della Diocesi di Ciudad Real”
Senza Data (Celebrazioni singole)
“Beati 498 Martiri Spagnoli”
Beatificati nel 2007 (6 novembre)
“Martiri della Guerra di Spagna”
Senza Data (Celebrazioni singole)
Logroño, Spagna, 29 ottobre 1882 - Ciudad Real, Spagna, 22 agosto 1936
Mons. Narciso de Estenaga y Echevarria, vescovo di Ciudad Real, è stato beatificato il 28 ottobre 2007.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Narciso de Estenaga y Echevarria, pregate per noi.
*Beato Simeone (Symeon) Lukac - Vescovo e Martire (22 Agosto)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
“Beati 25 Martiri Greco-Cattolici Ucraini”
Starunya, Ucraina, 7 luglio 1893 – Starunya, Ucraina, 22 agosto 1964
Nacque il 7 luglio 1893 a Starunya, nella regione ucraina di Stanislaviv. I suoi genitori erano semplici contadini che coltivavano la terra.
Nel 1913 il giovane Symeon entrò in seminario, ma i suoi studi si interruppero due anni durante la Prima guerra mondiale.
Nel 1919 fu ordinato sacerdote dal beato vescovo Hryhorij Khomysyn.
Prese ad insegnare teologia morale nel seminario d'Ivano-Fankivsk sino all'aprile 1945, quando fu consacrato vescovo in segreto a causa della clandestinità in cui viveva la Chiesa greco-cattolica ucraina sotto il regime sovietico. Il 26 ottobre 1949 monsignor Lukac fu arrestato dal Nkvd.
Liberato nel 1955, tornò ad occuparsi della cura pastorale dei fedeli di rito bizantino, pur sempre in assoluta clandestinità. Nel luglio 1962 venne arrestato una seconda volta e comparì in tribunale insieme al Beato Ivan Slezyuk, anch'egli vescovo clandestino. In prigione contrasse la tubercolosi che fu per lui letale.
Morì il 22 agosto 1964. Lukac fu beatificato da Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme con altre 24 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina. (Avvenire)
Martirologio Romano: Nel villaggio di Starunya nel territorio di Ivano-Frankivsk in Ucraina, Beato Simeone Lucač, vescovo e martire, che, per aver svolto clandestinamente il suo ministero per il gregge dei cattolici di Rito bizantino sotto un regime ateo, con la sua morte nella fede proclamò la gloria e l’onore di Cristo Signore e Dio.
Symeon Lukac nacque il 7 luglio 1893 a Starunya, nella regione ucraina di Stanislaviv (odierna Ivano-Frankivsk). I suoi genitori erano semplici contadini che coltivavano la terra.
Nel 1913 il giovane Symeon entrò in seminario, ma i suoi studi si interruppero due anni durante la prima guerra mondiale.
Infine nel 1919 ricevette l’ordinazione presbiterale dal Beato vescovo Hryhorij Khomysyn.
Prese dunque ad insegnare teologia morale nel seminario d’Ivano-Fankivsk sino all’aprile 1945, quando fu consacrato vescovo in segreto, a causa della clandestinità in cui viveva la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina sotto il regime sovietico.
Il 26 ottobre 1949 Monsignor Symeon Lukac fu arrestato dal NKVD. Liberato l’11 febbraio 1955, poté tornare ad occuparsi della cura pastorale dei fedeli di rito bizantino, pur sempre in assoluta clandestinità.
Nel luglio 1962 venne arrestato una seconda volta e comparì in tribunale insieme la Beato Ivan Slezyuk, anch’egli vescovo clandestino.
In prigione contrasse la tubercolosi che fu per lui letale. Morì infatti il 22 agosto 1964.
Symeon Lukac fu beatificato da Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001, insieme con altre 24 vittime del regime sovietico di nazionalità ucraina.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Simeone Lukac, pregate per noi.
*San Sinforiano di Autun - Giovane Martire (22 Agosto)
Autun (Francia) † 257 ca.
Martirologio Romano: A Autun nella Gallia lugdunense, ora in Francia, san Sinforiano, martire, che, mentre era condotto al supplizio, dal muro della città fu ammonito dalla madre con queste parole: «Figlio, figlio, Sinforiano, tieni a mente il Dio vivo. Oggi a te la vita non è tolta, ma trasformata in meglio».
S. Gregorio di Tours (538-594) vescovo e storico francese, nel suo “De gloria confessorum” narra la vicenda del giovane Sinforiano, martire di Autun (Francia gallica), il quale era figlio del nobile Fausto.
Istruito ed educato accuratamente, era anche profondamente cristiano e pieno di virtù. In quel tempo la città di Autun era quasi del tutto pagana e vi fioriva il culto di Cibele detta la “Gran Madre”, antica dea della Terra e della fecondità.
E un giorno Sinforiano incontrando una processione pagana in onore della dea, proferì frasi di scherno; i pagani non lo tollerarono e presolo lo condussero davanti al tribunale cittadino, dal console Eraclio rappresentante di Roma.
Per due volte confessò la sua fede cristiana e fu condannato a morte, mentre veniva condotto al supplizio, l’eroica madre dall’alto dei bastioni della città lo incoraggiava in lingua gallica ad avere in mente solo la vita eterna in Dio.
Il santo martire fu ucciso a nord della città, fuori la porta S. Andrea, la sua morte secondo la sua ‘Passio’ del V secolo e che s. Gregorio di Tours garantisce autentica, viene fatta risalire verso il 257 quando Aureliano era comandante in Gallia e al tempo della persecuzione indetta dall’imperatore Valeriano (253-260), ad ogni modo la comunità cristiana di Autun in quel tempo non era numerosa, come del resto in tutta la Gallia.
Verso il 454 fu costruita una basilica sul luogo del martirio ad opera di s. Eufronio vescovo di Autun dal 452 al 475, affidandola a chierici regolari ospitati in un annesso monastero.
Questo convento ebbe nel VI secolo il suo massimo splendore contribuendo così alla diffusione del culto di s. Sinforiano; l’antico convento passato poi ai Benedettini e poi ai Canonici Regolari di S. Genoveffa, durò fino al periodo della Rivoluzione Francese; anche la chiesa fu distrutta nel 1806.
Tra tutti i martiri del III secolo, s. Sinforiano (in francese Symphorien) fu il più venerato, la sua tomba era protetta da una ‘cella’ come per i santi più importanti dei primi tempi; a Tours se ne celebrava la festa fin dal V secolo e a Bourges nel VI secolo esisteva una basilica a lui dedicata.
È celebrato anche in Belgio, nel Lussemburgo e in Germania, le sue reliquie sono conservate oltre che ad Autun anche in parte a Nuits-Saint-Georges; è invocato nelle malattie degli occhi e in Provenza perché guarisca gli storpi e contro la siccità; una volta era protettore dei cacciatori col falcone.
Ben 27 Comuni francesi prendono il nome da lui. Tutti i Martirologi storici e quello Romano riportano la sua celebrazione al 22 agosto.
Ad Autun nella Cattedrale di San Lazzaro, c’è un bellissimo quadro su tela, opera di Jan Ingres (1780-1867), raffigurante il diciottenne San Sinforiano condotto al martirio, in cui è visibile anche la madre che dalle mura gli infonde coraggio indicando il cielo.
L’opera fu commissionata al grande pittore francese, dal vescovo di Autun mons. de Vichy per la cattedrale della città; iniziata nel 1826 fu terminata nel 1834.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Sinforiano di Autun, pregate per noi.
*Beato Stefano de Fontsanta - Patriarca di Gerusalemme (22 Agosto)
XIII secolo
Mercedario di grande cultura, pietà, sapienza e integrità di vita, il Beato Stefano de Fontsanta, fu, nel 1286, proclamato da papa Onorio IV° patriarca di Gerusalemme.
Con tanta santità e dottrina lasciò questo mondo per gioire nella gloria del Signore.
L’Ordine lo festeggia il 22 agosto.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Stefano de Fontsanta, pregate per noi.
*Beato Timoteo da Monticchio - Francescano (22 Agosto)
Monticchio, L'Aquila, 1444 – Ocre, L’Aquila, 22 agosto 1504
Martirologio Romano: A Ocre presso Fossa in Abruzzo, Beato Timoteo da Monticchio, sacerdote dell’Ordine dei Minori, insigne per austerità di vita e fervore di preghiera.
Il Beato Timoteo nacque nel 1444 a Monticchio, quindi in un periodo di grande affermazione dell’Ordine Francescano, tanto è vero che nello stesso 1444 a L’Aquila, quindi poco distante, moriva il riformatore San Bernardino da Siena, grande predicatore francescano.
Nacque in una famiglia contadina e pur crescendo povero, era tutto preso dallo spirito d’orazione; giovanetto entrò nell’Ordine Francescano dei Frati Minori, dove studiò e fu ordinato sacerdote.
Dopo l’ordinazione fu mandato a Campli nella provincia di Teramo con l’incarico di Maestro dei Novizi. La sua vita fu un susseguirsi di fenomeni mistici, perché ebbe frequenti visioni della Beata Vergine e del santo fondatore Francesco d’Assisi; di lui fu detto che la sua vita fu più celestiale che terrena.
Aderì fedelmente allo spirito di quei Santi francescani, che ripristinarono l’osservanza nell’Ordine, come il già citato San Bernardino da Siena, San Giacomo della Marca, San Giovanni da Capestrano e il Beato Bernardino da Fossa.
Da Campli, fu trasferito al piccolo convento di Sant'Angelo d’Ocre, anche qui condusse una vita intessuta di preghiera e contemplazione, diventando per i suoi confratelli esempio del sacerdozio attivo e contemplativo e di eroica fedeltà alla Regola Francescana.
Morì santamente in quest’ultimo convento, il 22 agosto 1504; per la sua fama di santità, già nota in vita e proseguita dopo la sua morte, nelle terre abruzzesi, specie nell’Aquilano e nel Teramano, gli venne tributato un culto di Beato, che proseguì ininterrottamente nei secoli, fino ad essere confermato ufficialmente il 10 marzo 1870 da Papa Pio IX; la sua festa si celebra il 22 agosto.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Timoteo da Monticchio, pregate per noi.
*San Timoteo di Roma - Martire (22 Agosto)
Martirologio Romano:
A Roma sulla via Ostiense nel cimitero che porta il suo nome, San Timoteo, martire.
(Fonte:
Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Timoteo di Roma, pregate per noi.
*Beato Tommaso Percy - Conte di Northumbria, Martire (22 Agosto)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
“BB. Martiri di Inghilterra, Galles e Scozia” Beatificati nel 1886 - 1895 - 1929 - 1987
Northumberland, Regno Unito, 1528 – York, Regno Unito, 22 agosto 1572
Il Martyrologium Romanum ricorda in data odierna il Beato martire inglese Thomas Percy, conte di Northumbria, padre di famiglia, che per aver conservato la sua fedeltà alla Chiesa Romana fu decapitato sotto la regina Elisabetta I d’Inghilterra, conseguendo così la palma del martirio. Leone XIII lo beatificò il 13 maggio 1895.
Martirologio Romano: A York in Inghilterra, Beato Tommaso Percy, martire, che, conte di Northumbria, per la sua fedeltà alla Chiesa di Roma conseguì con la decapitazione la palma del martirio sotto la regina Elisabetta I.
Settimo conte di Northumberland, nato nel 1528, Tommaso Percy era figlio di quel Sir Thomas Percy che, per aver partecipato attivamente al cosiddetto «pellegrinaggio di grazia» del 1536, era stato arrestato e giustiziato, il 2 giugno 1537, al Tyburn di Londra.
Educato dapprima, insieme con il fratello minore Enrico, a Preston Tower, dove la madre Eleonora Harbottal erasi ritirata dopo la morte del marito, tanto Tommaso che il fratello vennero ben presto a lei sottratti per essere affidati alle cure di Sir Thomas Tempest, riottenendo entrambi, il 14 marzo 1549, la nobiltà da cui la loro famiglia era stata dichiarata decaduta per gli avvenimenti del 1536.
Quando salì al trono Maria Tudor, il Percy godette il pieno favore della regina, che lo nominò infatti, poco dopo, governatore di Prudhoe Castle, quindi gli restituì, il 1° maggio 1557, il titolo di conte di Northumberland, in riconoscimento del valore da lui dimostrato nella riconquista del castello di Scarborough, concedendogli altresì ulteriori cariche e privilegi.
Anche dalla regina Elisabetta ottenne prima nuovi onori, venendo tra l'altro insignito, il 22 aprile 1563, dell'Ordine della Giarrettiera, ma poi, fatto segno a violente critiche a causa della sua fede cattolica, dovette dimettersi da alcune cariche, essendo stato qualificato dagli agenti del Burghley, sin dal 1565, «dangerously obstinate in religion».
Allorché nel maggio del 1568 la regina Maria Stuart di Scozia andò a rifugiarsi a Carlisle, dopo la sconfitta di Langside, il Percy si recò subito presso di lei sposandone la causa nella speranza che con la sua liberazione si sarebbero potute avere riforme in religione o quanto meno della tolleranza. Sospettato, tuttavia, di favorire la lotta tra la Stuart ed il duca di Norfolk, ricevette ordine di lasciare Carlisle.
Indignato di vedere in tal modo limitata la sua libertà, il Percy ascoltò il suggerimento di Thomas Markenfield di unirsi al conte di Westmorland, Charles Neville, e con lui organizzò l'insurrezione del 1569.
Prima di agire scrisse a Pio V per averne il consiglio e le direttive, ma nel frattempo il governo, venuto a conoscenza della ribellione, intimò al conte di Northumberland ed al Neville di comparire davanti alla regina.
Gli altri capi del movimento, riunitisi a Brancepeth Castle, decisero, contro il parere del Percy, di ignorare l'intimazione governativa ed il 14 novembre 1569 marciarono con le loro forze su Durham, dove furono ben accolti e poterono restaurare il culto cattolico.
Dopo un mese di lotta, nondimeno, gli insorti vennero sconfitti dal conte di Sussex, che trattò con estremo rigore tutti quelli che riuscì a catturare, molti dei quali vennero immediatamente passati per le armi.
Il Percy potè trovare scampo nella fuga, andando in fine a rifugiarsi in Scozia, dove rimase a lungo nascosto nel castello di Lochleven, finché nell'agosto del 1572 venne consegnato dal reggente, il conte di Mar, agli ufficiali della regina Elisabetta per la somma di duemila sterline.
Arrestato da William Douglas, fu condotto a York e rinchiuso nel locale castello in attesa di essere giustiziato. Il 22 agosto 1572, giorno della sua esecuzione, prima di porgere il collo al carnefice, rivolto al popolo, il conte di Northumberland dichiarò fieramente di morire da cattolico e di non aver mai riconosciuto la nuova Chiesa d'Inghilterra.
La figlia Mary (1570-1642) fondò nel 1598 l'abbazia benedettina inglese di Bruxelles, di cui divenne anche badessa nel 1616. Innalzato all'onore degli altari da Leone XIII, il 13 maggio 1895, il Beato Percy viene commemorato il 26 agosto, specie nelle diocesi di Hexham, Leeds e Middlesborough.
(Autore: Niccolò Del Re – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Tommaso Percy, pregate per noi.
*Altri Santi del giorno (22 Agosto)